BASILICATA 2013 “FRA MARE E MONTI”
La giornata di sabato 15 giugno, si presenta fin dal mattino particolarmente calda e afosa. Il ritrovo è fissato, come consuetudine, al posteggio di Pambio Noranco per le ore dodici. All’aeroporto della Malpensa ci aspetta infatti l’aereo che alle 14.45 ci porterà in quel di Napoli per poi proseguire, con un minibus, verso Picerno, sede di partenza del nostro viaggio in terra Lucana. Puntuali come sempre, dopo i soliti convenevoli,caricati i bagagli e salutati i parenti, inizia la nostra avventura.
Il volo verso il capoluogo campano si presenta piacevole. Dal finestrino dell’aereo si possono vedere, in un susseguirsi continuo, laghi, fiumi, montagne e colline dando l’impressione che gli uni rincorrano costantemente gli altri. La visione, anche se parzialmente nascosta dalle nuvole, delle strade o delle case sottostanti, riporta però tutto nella realtà. Alle 16.00 circa il sobbalzo del velivolo sulla pista ci indica che Napoli è ormai sotto i nostri piedi.
Dopo alcuni minuti di attesa, il conducente di un mini-bus grigio ci invita a caricare sul mezzo armi e bagagli. Il sempre attento Elio, dopo aver diligentemente contato i presenti, dà ordine di proseguire: destinazione Picerno. Verso le 18.00 l’incaricato di un bellissimo albergo posto su più piani ci accoglie gentilmente.
Alle 21.00, dopo un gradito aperitivo, siamo tutti riuniti per la cena.
Il volo verso il capoluogo campano si presenta piacevole. Dal finestrino dell’aereo si possono vedere, in un susseguirsi continuo, laghi, fiumi, montagne e colline dando l’impressione che gli uni rincorrano costantemente gli altri. La visione, anche se parzialmente nascosta dalle nuvole, delle strade o delle case sottostanti, riporta però tutto nella realtà. Alle 16.00 circa il sobbalzo del velivolo sulla pista ci indica che Napoli è ormai sotto i nostri piedi.
Dopo alcuni minuti di attesa, il conducente di un mini-bus grigio ci invita a caricare sul mezzo armi e bagagli. Il sempre attento Elio, dopo aver diligentemente contato i presenti, dà ordine di proseguire: destinazione Picerno. Verso le 18.00 l’incaricato di un bellissimo albergo posto su più piani ci accoglie gentilmente.
Alle 21.00, dopo un gradito aperitivo, siamo tutti riuniti per la cena.
1a TAPPA Picerno-Laghi di Monticchio Km 80
Picerno è una cittadina arroccata sulla collina di fronte al nostro albergo. Il tempo è bello e lo sguardo verso il paese consiglierebbe una meritevole, anche se breve, visita. Purtroppo mancano pochi minuti alla partenza di quella che sarà la nostra prima tappa. L’inizio prevede subito una leggera discesa almeno per i primi 4-5 chilometri, successivamente leggeri falsopiano non troppo impegnativi ci permettono di ammirare in tutta tranquillità la bellezza del paesaggio. Si attraversano Muro Lucano, Castelgrande, Pescopagano e Calitri fra laghetti , rocce a picco sulla strada e case di vari colori costruite su di esse.
Nel primo pomeriggio, dopo aver percorso alcune strade fra canneti prima ed alberi di alto fusto poi, ci appare l’indicazione del nostro albergo: siamo ormai prossimi al termine della prima tappa.
Laghi di Monticchio ci aspetta con il suo verde lago, circondato da alberi secolari che ne fanno un luogo fresco ed accogliente. Inevitabile la passeggiata di rito attorno ad esso con la visione dell’Abbazia di S. Michele che si staglia imperiosa. Le solite foto di rito ci accompagnano poi verso la fine della giornata con cena abbondante ed un sonno ristoratore.
Nel primo pomeriggio, dopo aver percorso alcune strade fra canneti prima ed alberi di alto fusto poi, ci appare l’indicazione del nostro albergo: siamo ormai prossimi al termine della prima tappa.
Laghi di Monticchio ci aspetta con il suo verde lago, circondato da alberi secolari che ne fanno un luogo fresco ed accogliente. Inevitabile la passeggiata di rito attorno ad esso con la visione dell’Abbazia di S. Michele che si staglia imperiosa. Le solite foto di rito ci accompagnano poi verso la fine della giornata con cena abbondante ed un sonno ristoratore.
2a TAPPA Laghi di Monticchio-Maratea Km 158 ( 180-200 circa )
Ecco come a volte si calcola la distanza di un tragitto e ne scaturisce un’altra…
Alla partenza già si sapeva che sarebbe stata una tappa “ extreme “. Il buon Patrick, appunto, ci aveva vagamente già messo al corrente della distanza e delle salite che avremmo incontrato.
Orgogliosi e per niente intimoriti, armati di buona volontà e ferrea determinazione, ci siamo presentati al via. Partenza, e subito si affronta un falsopiano immerso in una natura molto spettacolare: si viaggia infatti sui 500/600 metri s.l.m. ed il saliscendi dei primi chiilometri ci gratifica con le sue bellezze naturali. Una salitella breve, seguita poi da una gradevole discesa, ci permette di attraversare la cittadina di Atella dopo aver lasciato alle spalle Rionero in Vulture.
Stiamo ormai entrando nel vivo della seconda tappa: la salita che affronteremo da lì a poco ci porterà fino ai 1.268 metri s.l.m. del Monte Pierno per poi scendere verso Vietri di Potenza ecc. Il paesaggio che ci circonda è di rara bellezza e il descriverlo, anche con gli aggettivi migliori, non gli renderebbe giustizia. Sono luoghi questi che, solo chi li ha vissuti personalmente, porterà per sempre con sé con il ricordo ed il piacere di averli attraversati. Siamo nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano.
La strada lentamente ci porta verso un lunghissimo tragitto ondulato che varia continuamente attraversando Auletta, Polla, Sala Consilina ed altre piccole località. La fatica purtroppo comincia a farsi sentire e rimanere a ruota del compagno davanti comincia ad essere di prioritaria importanza. La temperatura si assesta fra i 38 ed i 40 gradi e solo una leggera pioggia- tra l’altro di brevissima durata-viene a mitigare le condizioni climatiche.
Gli sguardi fra alcuni di noi nascondono una domanda che nessuno, sempre per l’orgoglio e la determinazione mostrata alla partenza, osa fare…” Ma quanto manca? “
Inizialmente, dopo alcuni chilometri, ed una più attenta analisi, si è passati dai 158 previsti ai forse 170/180 finali, ma verificando approssimativamente la zona in cui ci si trova ora, forse ne mancano molti di più.
I lunghi rettilinei non incoraggiano certamente nessuno di noi a fare l’andatura, solamente Patrick, Paolo, Oscar, e Marco sembrano veramente motivati e stanno sempre in testa al gruppetto che, ad ogni piccolo cavalcavia, perde qualche componente. I crampi, la sete e la fatica hanno ragione anche su chi scrive, per cu,i dopo ripetute soste a bordo strada e vani tentativi di risalita in bici, sollecitato dall’amico Patrick, opto per il più comodo mini-bus.
Senza stupore mi accorgo che il mezzo di cui sopra è colmo di biciclette e ruote abbandonate nella parte posteriore, così come sono abbandonati i loro proprietari sui seggiolini rimasti vuoti, con lo sguardo perso verso chissà quale orizzonte…forse il mare o l’albergo a Maratea. Coraggio, siamo quasi arrivati… ancora una leggera salita, poi l’interminabile ma riposante discesa a picco sul mare lucano.
Solo quest’ultima -e l’invitante bevanda color oro del bar sulla destra-, convince anche gli ultimi rimasti a salire sul mezzo al seguito. L’instancabile highlander Marco M., transitato poco prima degli altri, non potendo immaginare la nostra improvvisata sosta, prosegue solitario verso la città Lucana.
Raggiunto in fondo alla discesa, neppure gli inviti più calorosi a desistere, da parte dei colleghi – considerando l’ orario e i chilometri mancanti- riescono a scalfire la sua determinazione: porta così a termine l’intero percorso che alla fine si attesta attorno ai 200 km!! BRAVO MARCO!
Maratea, accogliente e silenziosa, accarezzata dal mare, protetta alle spalle dal Monte S. Biagio ci sta aspettando da tempo….
Alla partenza già si sapeva che sarebbe stata una tappa “ extreme “. Il buon Patrick, appunto, ci aveva vagamente già messo al corrente della distanza e delle salite che avremmo incontrato.
Orgogliosi e per niente intimoriti, armati di buona volontà e ferrea determinazione, ci siamo presentati al via. Partenza, e subito si affronta un falsopiano immerso in una natura molto spettacolare: si viaggia infatti sui 500/600 metri s.l.m. ed il saliscendi dei primi chiilometri ci gratifica con le sue bellezze naturali. Una salitella breve, seguita poi da una gradevole discesa, ci permette di attraversare la cittadina di Atella dopo aver lasciato alle spalle Rionero in Vulture.
Stiamo ormai entrando nel vivo della seconda tappa: la salita che affronteremo da lì a poco ci porterà fino ai 1.268 metri s.l.m. del Monte Pierno per poi scendere verso Vietri di Potenza ecc. Il paesaggio che ci circonda è di rara bellezza e il descriverlo, anche con gli aggettivi migliori, non gli renderebbe giustizia. Sono luoghi questi che, solo chi li ha vissuti personalmente, porterà per sempre con sé con il ricordo ed il piacere di averli attraversati. Siamo nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano.
La strada lentamente ci porta verso un lunghissimo tragitto ondulato che varia continuamente attraversando Auletta, Polla, Sala Consilina ed altre piccole località. La fatica purtroppo comincia a farsi sentire e rimanere a ruota del compagno davanti comincia ad essere di prioritaria importanza. La temperatura si assesta fra i 38 ed i 40 gradi e solo una leggera pioggia- tra l’altro di brevissima durata-viene a mitigare le condizioni climatiche.
Gli sguardi fra alcuni di noi nascondono una domanda che nessuno, sempre per l’orgoglio e la determinazione mostrata alla partenza, osa fare…” Ma quanto manca? “
Inizialmente, dopo alcuni chilometri, ed una più attenta analisi, si è passati dai 158 previsti ai forse 170/180 finali, ma verificando approssimativamente la zona in cui ci si trova ora, forse ne mancano molti di più.
I lunghi rettilinei non incoraggiano certamente nessuno di noi a fare l’andatura, solamente Patrick, Paolo, Oscar, e Marco sembrano veramente motivati e stanno sempre in testa al gruppetto che, ad ogni piccolo cavalcavia, perde qualche componente. I crampi, la sete e la fatica hanno ragione anche su chi scrive, per cu,i dopo ripetute soste a bordo strada e vani tentativi di risalita in bici, sollecitato dall’amico Patrick, opto per il più comodo mini-bus.
Senza stupore mi accorgo che il mezzo di cui sopra è colmo di biciclette e ruote abbandonate nella parte posteriore, così come sono abbandonati i loro proprietari sui seggiolini rimasti vuoti, con lo sguardo perso verso chissà quale orizzonte…forse il mare o l’albergo a Maratea. Coraggio, siamo quasi arrivati… ancora una leggera salita, poi l’interminabile ma riposante discesa a picco sul mare lucano.
Solo quest’ultima -e l’invitante bevanda color oro del bar sulla destra-, convince anche gli ultimi rimasti a salire sul mezzo al seguito. L’instancabile highlander Marco M., transitato poco prima degli altri, non potendo immaginare la nostra improvvisata sosta, prosegue solitario verso la città Lucana.
Raggiunto in fondo alla discesa, neppure gli inviti più calorosi a desistere, da parte dei colleghi – considerando l’ orario e i chilometri mancanti- riescono a scalfire la sua determinazione: porta così a termine l’intero percorso che alla fine si attesta attorno ai 200 km!! BRAVO MARCO!
Maratea, accogliente e silenziosa, accarezzata dal mare, protetta alle spalle dal Monte S. Biagio ci sta aspettando da tempo….
3a TAPPA Maratea – Rotonda Km 65
Purtroppo anche oggi ci aspetta una giornata molto calda, la temperatura già dalle prime ore del mattino è salita molto, anticipo di come sarebbe stata nelle ore pomeridiane.
Verso le 9.30 lasciamo la piacevole città lucana lasciando alla nostra destra uno splendido mare azzurro, mentre alla sinistra, in cima al Monte S. Biagio la statua del Redentore sembra ci accompagni con lo sguardo. Come si può notare dall’orario della partenza la votazione altamente “democratica“ organizzata la sera precedente dal Roger ( prevedeva bagno al mare al mattino e partenza nel primo pomeriggio ) non ha avuto l’esito sperato, nonostante le ore di comizio spese a convincere i votanti.
Come nelle tappe precedenti il percorso iniziale, presenta alcuni saliscendi, il paesaggio come sempre appare incantevole per cui le foto di rito diventano consuetudine, almeno fino all’inizio della prima salita che si presenta lunga ed impegnativa sotto un caldo opprimente. Gli aiuti per cercare di mitigare caldo e fatica giungono come al solito dal paziente lavoro dei nostri accompagnatori, i quali ci forniscono enormi quantità di acqua ed incoraggiamenti vocali… Divisi in gruppetti, ognuno con le proprie forze, (almeno quelle rimaste dalla tappa di ieri ), affrontiamo con spirito di sacrificio ma anche con buona dose di allegria i tornanti che portano in quel di Rotonda. Lo spirito agonistico, anche se semplicemente immaginario, lascia spazio a quello goliardico: infatti è sufficiente una pianta di ciliegie per far fermare due componenti il gruppo.
Rotonda è una cittadina di piccole dimensioni, appollaiata ai piedi di un promontorio del Pollino. L’albergo che ci ospita si trova oltre le ultime case ed luogo che ci circonda, pur nella sua caratteristica bellezza, non offre particolari spunti per una passeggiata. La presenza di un fiume diventa però un’attrazione alla quale alcuni di noi non possono rinunciare e, sorretti da grande entusiasmo, partono decisi alla conquista delle acque limpide e rinfrescanti. Non essendo presente all’evento lascio alle foto scattate la certificazione di quanto avvenuto.
La cena, ricca di piatti tipici, con melanzane rosse e peperoni alla griglia, antipasti vari eccetera, anticipa una “ digestiva passeggiata “ sotto un cielo trapuntato di stelle.
Verso le 9.30 lasciamo la piacevole città lucana lasciando alla nostra destra uno splendido mare azzurro, mentre alla sinistra, in cima al Monte S. Biagio la statua del Redentore sembra ci accompagni con lo sguardo. Come si può notare dall’orario della partenza la votazione altamente “democratica“ organizzata la sera precedente dal Roger ( prevedeva bagno al mare al mattino e partenza nel primo pomeriggio ) non ha avuto l’esito sperato, nonostante le ore di comizio spese a convincere i votanti.
Come nelle tappe precedenti il percorso iniziale, presenta alcuni saliscendi, il paesaggio come sempre appare incantevole per cui le foto di rito diventano consuetudine, almeno fino all’inizio della prima salita che si presenta lunga ed impegnativa sotto un caldo opprimente. Gli aiuti per cercare di mitigare caldo e fatica giungono come al solito dal paziente lavoro dei nostri accompagnatori, i quali ci forniscono enormi quantità di acqua ed incoraggiamenti vocali… Divisi in gruppetti, ognuno con le proprie forze, (almeno quelle rimaste dalla tappa di ieri ), affrontiamo con spirito di sacrificio ma anche con buona dose di allegria i tornanti che portano in quel di Rotonda. Lo spirito agonistico, anche se semplicemente immaginario, lascia spazio a quello goliardico: infatti è sufficiente una pianta di ciliegie per far fermare due componenti il gruppo.
Rotonda è una cittadina di piccole dimensioni, appollaiata ai piedi di un promontorio del Pollino. L’albergo che ci ospita si trova oltre le ultime case ed luogo che ci circonda, pur nella sua caratteristica bellezza, non offre particolari spunti per una passeggiata. La presenza di un fiume diventa però un’attrazione alla quale alcuni di noi non possono rinunciare e, sorretti da grande entusiasmo, partono decisi alla conquista delle acque limpide e rinfrescanti. Non essendo presente all’evento lascio alle foto scattate la certificazione di quanto avvenuto.
La cena, ricca di piatti tipici, con melanzane rosse e peperoni alla griglia, antipasti vari eccetera, anticipa una “ digestiva passeggiata “ sotto un cielo trapuntato di stelle.
4a TAPPA Rotonda- Senise Km 65
Lasciamo Rotonda iniziando la discesa che conduce al bivio che ci condurrà nel cuore del Parco del Pollino. Roberto G. sceglie di arricchire con la sua presenza il più tranquillo gruppo “ B “ . I chilometri da percorrere oggi non sono molti, incontreremo però parecchia salita di ragguardevole dislivello. Patrick e Paolo fanno come quasi sempre l’andatura; Marco, Oscar e chi scrive seguono più o meno a ruota.
I tornanti, immersi nel faggeto, spesso nascondono le distanze fra di noi; la strada è comunque una sola, quindi in tutta sicurezza proseguiamo giocando a chi raggiunge per primo i due davanti. Fatale l’unico incrocio di tutto il tragitto e noi, manco a dirlo… prendiamo la direzione sbagliata!
Dopo aver girato a destra e a sinistra un paio di volte ed essere ritornati indietro per alcune centinaia di metri, Marco M., in un attimo di lucidità, così sentenzia “ Bisogna truaà una strada cun giò la merda di vacch ”.
La strada era lì che ci guardava. Duecento metri dopo, la fontana per dissetarci ci ritrova tutti nuovamente insieme. Il percorso è bello da togliere il fiato, il silenzio che ci circonda viene interrotto solamente dal fruscio delle ruote, la concentrazione di ognuno di noi è tale che nessuno osa interrompere o modificare lo stato delle cose. Abitazioni non ce ne sono e a ricordare che comunque da qualche parte esistono ci pensano i cartelli stradali indicanti i nomi delle città o paesi che avremmo incontrato.
Terranova è attraversata per la sua totalità dall’unica strada principale, stretta e sconnessa. La piazza del paese accoglie il sagrato della chiesa adiacente e i gradini del bar di fronte, bar che, una volta localizzato ci vede protagonisti di un salutare ristoro.
Il tempo scorre veloce e la strada verso Senise è ancora lunga, ci aspetta la salita verso Noepoli. L’alternativa sarebbe, accorciando il tragitto, quella di percorrere la provinciale attraverso la galleria che porta direttamente a Senise. Purtroppo la scelta di questo percorso riserva una brutta caduta, fortunatamente senza conseguenze, a due componenti il gruppo. Dopo un attimo di smarrimento comune, accertato che tutto sia andato per il meglio, si riprende il viaggio. Attraversato il fiume Sinni, che lentamente scivola nel Lago di Monte Cotugno, raggiungiamo Senise posta a 335 metri s.l.m.
I tornanti, immersi nel faggeto, spesso nascondono le distanze fra di noi; la strada è comunque una sola, quindi in tutta sicurezza proseguiamo giocando a chi raggiunge per primo i due davanti. Fatale l’unico incrocio di tutto il tragitto e noi, manco a dirlo… prendiamo la direzione sbagliata!
Dopo aver girato a destra e a sinistra un paio di volte ed essere ritornati indietro per alcune centinaia di metri, Marco M., in un attimo di lucidità, così sentenzia “ Bisogna truaà una strada cun giò la merda di vacch ”.
La strada era lì che ci guardava. Duecento metri dopo, la fontana per dissetarci ci ritrova tutti nuovamente insieme. Il percorso è bello da togliere il fiato, il silenzio che ci circonda viene interrotto solamente dal fruscio delle ruote, la concentrazione di ognuno di noi è tale che nessuno osa interrompere o modificare lo stato delle cose. Abitazioni non ce ne sono e a ricordare che comunque da qualche parte esistono ci pensano i cartelli stradali indicanti i nomi delle città o paesi che avremmo incontrato.
Terranova è attraversata per la sua totalità dall’unica strada principale, stretta e sconnessa. La piazza del paese accoglie il sagrato della chiesa adiacente e i gradini del bar di fronte, bar che, una volta localizzato ci vede protagonisti di un salutare ristoro.
Il tempo scorre veloce e la strada verso Senise è ancora lunga, ci aspetta la salita verso Noepoli. L’alternativa sarebbe, accorciando il tragitto, quella di percorrere la provinciale attraverso la galleria che porta direttamente a Senise. Purtroppo la scelta di questo percorso riserva una brutta caduta, fortunatamente senza conseguenze, a due componenti il gruppo. Dopo un attimo di smarrimento comune, accertato che tutto sia andato per il meglio, si riprende il viaggio. Attraversato il fiume Sinni, che lentamente scivola nel Lago di Monte Cotugno, raggiungiamo Senise posta a 335 metri s.l.m.
5a TAPPA Senise – Lido di Policoro KM 50
Alla partenza siamo tutti preoccupati per le condizioni fisiche del nostro “ Urs “ che si è procurato alcune escoriazioni nella caduta di ieri. Gli inviti a salire sul pulmino da parte nostra vengono seppelliti dalla fatidica frase “ SOLO DOPO MORTO.” Il sorriso e lo sguardo vivace dietro gli occhiali leggermente appannati ci rassicurano…
Oggi, come lo dimostrano i chilometri ed il tempo impiegato, è una tappa alquanto breve. L’andatura turistica poi, dà la possibilità di osservare un panorama paesaggistico per certi versi differente da quello incontrato in precedenza.
Siamo quasi in prossimità di Valsinni e questa differenza la si nota osservando alcune case arroccate su una roccia a picco sulla strada che stiamo percorrendo. Sembrano, dal punto di vista costruttivo, aggrappate alla roccia stessa utilizzando anche la più piccola superficie che viene loro concessa dal territorio. Non ci sono più distese di campi arati, circondati da prati dai mille colori dove lo sguardo si perde all’orizzonte, ma spazi ristretti dove strada, rocce e muretti stanno ad indicare l’approssimarsi di una città.
In perfetta fila indiana il gruppo, completo in tutte le sue unità, viaggia osservando e commentando questo mutar delle cose. Dopo alcuni chilometri un largo e lastricato viale, circondato da negozi e segnato da automobili parcheggiate in piacevole disordine, ci fa capire che siamo entrati in Policoro.
Qui, causa il traffico e alcune rotonde e semafori (a volte rispettati a volte meno), il gruppo si divide e per ognuno la ricerca del mare con indicazione Lido di Policoro diventa la meta finale.
L’ albergo che ci ospita è attorniato da vari canali ricchi di acque verdi e limpide rubate al mare sulle quali, accarezzate dal vento, ondeggiano pigramente bellissime barche, motoscafi e natanti di ogni genere.
L’ora del nostro arrivo non è assolutamente tarda, il mare è invitante, l’ora della cena è fissata per le ore 20.30 circa per cui un bagno ristoratore diventa un gradevole passatempo.
Per chi scrive e per ” Urs “ oltre ad essere un gradevole passatempo è stato anche un ottimo cicatrizzante…
Il trasferimento dall’albergo al ristorante dove si trova la terrazza con la cena, avviene utilizzando delle vetture elettriche messe a disposizione dei turisti. Elio, dallo spirito competitivo, poiché la sua è particolarmente lenta, la sostituisce con la mia, che dopo un breve tratto lascia a piedi me e gli altri passeggeri… cosa non si fa pur di arrivare davanti!
Oggi, come lo dimostrano i chilometri ed il tempo impiegato, è una tappa alquanto breve. L’andatura turistica poi, dà la possibilità di osservare un panorama paesaggistico per certi versi differente da quello incontrato in precedenza.
Siamo quasi in prossimità di Valsinni e questa differenza la si nota osservando alcune case arroccate su una roccia a picco sulla strada che stiamo percorrendo. Sembrano, dal punto di vista costruttivo, aggrappate alla roccia stessa utilizzando anche la più piccola superficie che viene loro concessa dal territorio. Non ci sono più distese di campi arati, circondati da prati dai mille colori dove lo sguardo si perde all’orizzonte, ma spazi ristretti dove strada, rocce e muretti stanno ad indicare l’approssimarsi di una città.
In perfetta fila indiana il gruppo, completo in tutte le sue unità, viaggia osservando e commentando questo mutar delle cose. Dopo alcuni chilometri un largo e lastricato viale, circondato da negozi e segnato da automobili parcheggiate in piacevole disordine, ci fa capire che siamo entrati in Policoro.
Qui, causa il traffico e alcune rotonde e semafori (a volte rispettati a volte meno), il gruppo si divide e per ognuno la ricerca del mare con indicazione Lido di Policoro diventa la meta finale.
L’ albergo che ci ospita è attorniato da vari canali ricchi di acque verdi e limpide rubate al mare sulle quali, accarezzate dal vento, ondeggiano pigramente bellissime barche, motoscafi e natanti di ogni genere.
L’ora del nostro arrivo non è assolutamente tarda, il mare è invitante, l’ora della cena è fissata per le ore 20.30 circa per cui un bagno ristoratore diventa un gradevole passatempo.
Per chi scrive e per ” Urs “ oltre ad essere un gradevole passatempo è stato anche un ottimo cicatrizzante…
Il trasferimento dall’albergo al ristorante dove si trova la terrazza con la cena, avviene utilizzando delle vetture elettriche messe a disposizione dei turisti. Elio, dallo spirito competitivo, poiché la sua è particolarmente lenta, la sostituisce con la mia, che dopo un breve tratto lascia a piedi me e gli altri passeggeri… cosa non si fa pur di arrivare davanti!
6a TAPPA Lido di Policoro – Matera Km 90
Giornata anche questa caratterizzata dal grande caldo e dalle salite.
Lasciata infatti la brezza mattutina del mare si comincia subito a salire anche se la pendenza non appare proibitiva. Il paesaggio, sempre gradevole, cambia repentinamente con il trascorrere dei chilometri sostituendo ai canneti dove muore il mare ed alla polvere della città, alberi sempreverdi, fiori di diversi colori e stradine strette circondate da arbusti.
Lasciata questa zona ci buttiamo sulla strada principale affrontando una salita totalmente esposta al sole. Fortunatamente l’acqua stipata sul minibus non manca mai. Sulla destra incontriamo un grosso distributore di benzina arricchito da un minibar. La sosta diventa obbligatoria e le bottiglie di coca-cola, birra ecc. aiutano alcuni di noi a proseguire verso la cima; per altri,oltre alle bevande, ci pensa il sempre disponibile minibus.
Siamo attorno la cinquantesimo chilometro, ci aspetta quindi un tratto di circa 15-20 chilometri in leggero falsopiano prima di affrontare la rampa finale che ci porterà in quel di Matera, situata a 450 metri s.l.m.
La strada si presenta a tratti leggermente sconnessa e la valle che stiamo attraversando è circondata da campi coltivati a grano e frumento: infatti incrociamo alcuni mezzi agricoli adibiti alla loro lavorazione. All’inizio della pianura il cielo azzurro, che sovrasta l’enorme macchia gialla del grano maturo, appare lontanissimo, logicamente irraggiungibile; poi, invece, verso la collina, sembra accogliere queste spighe che paiono fondersi con l’orizzonte. Il fumo grigio ed il rumore di una grossa trebbiatrice, date le sue dimensioni, ci obbliga ad uno slalom fra le buche della strada; una casa circondata da un grosso recinto ed altre sparse qua e là sono un primo segnale che indica l’avvicinarsi del borgo di S. Lucia e, subito dopo, il più conosciuto Montescaglioso.
Lasciati alla nostra destra i due paesi ci dirigiamo verso il fiume Bràdano per poi svoltare ancora a destra prima di attraversare il ponte sulla provinciale N° 380. Il fiume forma, ai piedi di Matera, il Lago di S. Giuliano prima di gettarsi nel mare pochi chilometri sopra Lido di Policoro. L’ascesa finale verso la città Lucana si fa abbastanza impegnativa: ci sono dei tratti che vanno dal sette al nove- dieci per cento. Fortunatamente però si cominciano ad vedere le prime case. Una curva a gomito, quasi a 360°, ci immette in un rettilineo e, successivamente, in una piazza ombreggiata che spazia su quasi tutto il complesso abitativo. Il morale subisce improvvisamente un picco ascendente: siamo a Matera!
Trasportati con i minibus al centro, la città si presenta alquanto caratteristica, arroccata e silenziosa, quasi misteriosa; poca la gente in giro ( sono le 15.30 circa del pomeriggio ) e la ricerca di un ristorante aperto dove poter mangiare si presenta alquanto difficile. Percorse alcune scalinate, nel cuore del paese troviamo un grazioso ed unico locale. Il pranzo ci viene servito nel fresco sotterraneo adiacente all’entrata, arricchito da vini tipici del luogo. Per il dessert alcuni di noi si rivolgono alla gelateria artigianale, gestita da una bellissima ragazza…
Il ritorno in albergo, come sempre accompagnati dai nostri fedeli Giacomo e Tino, anticipa la cena che sarà poi l’occasione per festeggiarli e ringraziarli per il loro paziente sostegno.
Lasciata infatti la brezza mattutina del mare si comincia subito a salire anche se la pendenza non appare proibitiva. Il paesaggio, sempre gradevole, cambia repentinamente con il trascorrere dei chilometri sostituendo ai canneti dove muore il mare ed alla polvere della città, alberi sempreverdi, fiori di diversi colori e stradine strette circondate da arbusti.
Lasciata questa zona ci buttiamo sulla strada principale affrontando una salita totalmente esposta al sole. Fortunatamente l’acqua stipata sul minibus non manca mai. Sulla destra incontriamo un grosso distributore di benzina arricchito da un minibar. La sosta diventa obbligatoria e le bottiglie di coca-cola, birra ecc. aiutano alcuni di noi a proseguire verso la cima; per altri,oltre alle bevande, ci pensa il sempre disponibile minibus.
Siamo attorno la cinquantesimo chilometro, ci aspetta quindi un tratto di circa 15-20 chilometri in leggero falsopiano prima di affrontare la rampa finale che ci porterà in quel di Matera, situata a 450 metri s.l.m.
La strada si presenta a tratti leggermente sconnessa e la valle che stiamo attraversando è circondata da campi coltivati a grano e frumento: infatti incrociamo alcuni mezzi agricoli adibiti alla loro lavorazione. All’inizio della pianura il cielo azzurro, che sovrasta l’enorme macchia gialla del grano maturo, appare lontanissimo, logicamente irraggiungibile; poi, invece, verso la collina, sembra accogliere queste spighe che paiono fondersi con l’orizzonte. Il fumo grigio ed il rumore di una grossa trebbiatrice, date le sue dimensioni, ci obbliga ad uno slalom fra le buche della strada; una casa circondata da un grosso recinto ed altre sparse qua e là sono un primo segnale che indica l’avvicinarsi del borgo di S. Lucia e, subito dopo, il più conosciuto Montescaglioso.
Lasciati alla nostra destra i due paesi ci dirigiamo verso il fiume Bràdano per poi svoltare ancora a destra prima di attraversare il ponte sulla provinciale N° 380. Il fiume forma, ai piedi di Matera, il Lago di S. Giuliano prima di gettarsi nel mare pochi chilometri sopra Lido di Policoro. L’ascesa finale verso la città Lucana si fa abbastanza impegnativa: ci sono dei tratti che vanno dal sette al nove- dieci per cento. Fortunatamente però si cominciano ad vedere le prime case. Una curva a gomito, quasi a 360°, ci immette in un rettilineo e, successivamente, in una piazza ombreggiata che spazia su quasi tutto il complesso abitativo. Il morale subisce improvvisamente un picco ascendente: siamo a Matera!
Trasportati con i minibus al centro, la città si presenta alquanto caratteristica, arroccata e silenziosa, quasi misteriosa; poca la gente in giro ( sono le 15.30 circa del pomeriggio ) e la ricerca di un ristorante aperto dove poter mangiare si presenta alquanto difficile. Percorse alcune scalinate, nel cuore del paese troviamo un grazioso ed unico locale. Il pranzo ci viene servito nel fresco sotterraneo adiacente all’entrata, arricchito da vini tipici del luogo. Per il dessert alcuni di noi si rivolgono alla gelateria artigianale, gestita da una bellissima ragazza…
Il ritorno in albergo, come sempre accompagnati dai nostri fedeli Giacomo e Tino, anticipa la cena che sarà poi l’occasione per festeggiarli e ringraziarli per il loro paziente sostegno.
7a TAPPA Matera – Potenza Km 98
Lasciamo Matera con il sole già a picco e ci dirigiamo subito verso la discesa che ci porterà verso il piccolo centro di Miglionico per poi proseguire in direzione di Tricarico percorrendo la provinciale N°7.
Alla nostra sinistra, per alcuni chilometri, ci fanno compagnia le acque del Basento per poi allontanarsi verso Trivigno, noi invece tiriamo dritti verso il “ Valico dei Tre Cancelli “.
L’ultima tappa solitamente viene percorsa ad andatura turistica. Anche in questa circostanza inizialmente nessuno si smentisce almeno fino al Passo di cui sopra. Qui, dopo un salutare rinfresco con l’acqua della fontana, si decide per un abbondante spuntino a base di prosciutto crudo e birra presso il bar-ristorante alle nostre spalle.
La prima parte del tragitto, come detto è stata una vera passeggiata, i due ormai consolidati gruppi, A e B, si alternano fra battute spiritose e commenti generici, a fare l’andatura, cercando di non forzare.
Il pranzo, anche se frugale, deve aver generato un vigore particolare in tutti noi: infatti alcuni si buttano a capofitto verso il fondovalle. Qui lo spirito agonistico, tenuto a freno fino ad ora, ha il sopravvento sull’andatura turistica iniziale e la rincorsa al primato diventa prioritaria su qualunque cosa.
Potenza, come altre città della Basilicata, si trova su un promontorio ed una volta raggiunta permette ai turisti di osservare l’intera vallata e gli altri monti attorno che la rendono veramente particolare.
Viste dall’alto le strade principali, che si intrecciano con quelle secondarie, disegnano una ragnatela, dando una sensazione quasi irreale del paesaggio. La città è a misura d’uomo e la via Pretoria è un po’ il salotto di casa: qui infatti si svolge l’immancabile passeggiata nel tardo pomeriggio, ammirando i negozi aperti, con la consueta sosta al bar della piazza centrale, dove la gente si ferma per discutere su mille cose cercando magari di risolvere chissà quali problemi del mondo.
Anche noi, coinvolti in questo ripetuto rituale, ripercorriamo la via principale per parecchie volte senza renderci conto che siamo ormai giunti all’ora di cena.
L’ennesima passeggiata notturna, dopo cena, ci vede protagonisti con il titolare di un bar, a degustare i vari liquori artigianali tipici del posto. L’unico rintocco del campanile dietro la chiesa ci ricorda che abbiamo superato la mezzanotte…
Alla nostra sinistra, per alcuni chilometri, ci fanno compagnia le acque del Basento per poi allontanarsi verso Trivigno, noi invece tiriamo dritti verso il “ Valico dei Tre Cancelli “.
L’ultima tappa solitamente viene percorsa ad andatura turistica. Anche in questa circostanza inizialmente nessuno si smentisce almeno fino al Passo di cui sopra. Qui, dopo un salutare rinfresco con l’acqua della fontana, si decide per un abbondante spuntino a base di prosciutto crudo e birra presso il bar-ristorante alle nostre spalle.
La prima parte del tragitto, come detto è stata una vera passeggiata, i due ormai consolidati gruppi, A e B, si alternano fra battute spiritose e commenti generici, a fare l’andatura, cercando di non forzare.
Il pranzo, anche se frugale, deve aver generato un vigore particolare in tutti noi: infatti alcuni si buttano a capofitto verso il fondovalle. Qui lo spirito agonistico, tenuto a freno fino ad ora, ha il sopravvento sull’andatura turistica iniziale e la rincorsa al primato diventa prioritaria su qualunque cosa.
Potenza, come altre città della Basilicata, si trova su un promontorio ed una volta raggiunta permette ai turisti di osservare l’intera vallata e gli altri monti attorno che la rendono veramente particolare.
Viste dall’alto le strade principali, che si intrecciano con quelle secondarie, disegnano una ragnatela, dando una sensazione quasi irreale del paesaggio. La città è a misura d’uomo e la via Pretoria è un po’ il salotto di casa: qui infatti si svolge l’immancabile passeggiata nel tardo pomeriggio, ammirando i negozi aperti, con la consueta sosta al bar della piazza centrale, dove la gente si ferma per discutere su mille cose cercando magari di risolvere chissà quali problemi del mondo.
Anche noi, coinvolti in questo ripetuto rituale, ripercorriamo la via principale per parecchie volte senza renderci conto che siamo ormai giunti all’ora di cena.
L’ennesima passeggiata notturna, dopo cena, ci vede protagonisti con il titolare di un bar, a degustare i vari liquori artigianali tipici del posto. L’unico rintocco del campanile dietro la chiesa ci ricorda che abbiamo superato la mezzanotte…
IL RIENTRO Potenza – Napoli – Lugano
Al risveglio una pioggia fastidiosa ci accoglie fin dalle prime ore del mattino. Pigramente ognuno di noi cerca di organizzare come meglio crede le ultime ore prima del rientro.
Dopo una breve colazione optiamo per una visita della città utilizzando le tipiche scale mobili. Armati di mantelline infiliamo un lungo corridoio a vetri, dove un usciere ci informa sulle modalità per arrivare nei punti più interessanti del capoluogo. Purtroppo il tempo a disposizione è poco per cui una volta arrivati ai piedi della città non ci resta che riprendere la strada dalla quale siamo partiti senza aver visto molto di quello che sicuramente la città avrebbe potuto offrire.
La visita alla Chiesa principale diventa occasione per alcuni di noi di partecipare alla S. Messa. Successivamente un’ultima seduta al bar di Piazza Matteotti ci vede riuniti a raccontare quelle che sono state le giornate più belle o più faticose della nostra vacanza; così fra un bianco frizzante, un Campari Soda e quant’altro, si avvicina l’ora della partenza.
Alle 13, puntuale come un orologio, Giacomo ci ricorda appunto l’imminente trasferimento all’aeroporto di Napoli. L’avvicinamento alla famosa città partenopea mette in risalto le sue caratteristiche, fatte di un mare azzurro, eleganti villette incastonate fra i pini marittimi e scorci della sua incantevole costiera che fa capolino dietro ad alcuni palazzi scrostati e modeste abitazioni.
Cosa aggiungere ancora su questa piacevole avventura, non saprei…
Un grazie particolare va senza dubbio agli autisti che hanno supportato ( e sopportato) l’intero gruppo con le sue diverse esigenze; un grazie agli organizzatori Elio e Patrick per la consueta oculata scelta del territorio, dei ristoranti e del piano logistico; un bravo al Montalbetti per la tappa di Maratea; un bravo a chi ha partecipato per la prima volta sperando fortemente che non sia anche l’ultima, ma un bravissimo con la B maiuscola vorrei regalarlo senza dubbio al coraggio ed alla determinazione del “ Dutor Urs ”.
L’aereo per Milano Malpensa sta ormai rullando sulla pista, puntuale decolla alle 16.30…
Dopo una breve colazione optiamo per una visita della città utilizzando le tipiche scale mobili. Armati di mantelline infiliamo un lungo corridoio a vetri, dove un usciere ci informa sulle modalità per arrivare nei punti più interessanti del capoluogo. Purtroppo il tempo a disposizione è poco per cui una volta arrivati ai piedi della città non ci resta che riprendere la strada dalla quale siamo partiti senza aver visto molto di quello che sicuramente la città avrebbe potuto offrire.
La visita alla Chiesa principale diventa occasione per alcuni di noi di partecipare alla S. Messa. Successivamente un’ultima seduta al bar di Piazza Matteotti ci vede riuniti a raccontare quelle che sono state le giornate più belle o più faticose della nostra vacanza; così fra un bianco frizzante, un Campari Soda e quant’altro, si avvicina l’ora della partenza.
Alle 13, puntuale come un orologio, Giacomo ci ricorda appunto l’imminente trasferimento all’aeroporto di Napoli. L’avvicinamento alla famosa città partenopea mette in risalto le sue caratteristiche, fatte di un mare azzurro, eleganti villette incastonate fra i pini marittimi e scorci della sua incantevole costiera che fa capolino dietro ad alcuni palazzi scrostati e modeste abitazioni.
Cosa aggiungere ancora su questa piacevole avventura, non saprei…
Un grazie particolare va senza dubbio agli autisti che hanno supportato ( e sopportato) l’intero gruppo con le sue diverse esigenze; un grazie agli organizzatori Elio e Patrick per la consueta oculata scelta del territorio, dei ristoranti e del piano logistico; un bravo al Montalbetti per la tappa di Maratea; un bravo a chi ha partecipato per la prima volta sperando fortemente che non sia anche l’ultima, ma un bravissimo con la B maiuscola vorrei regalarlo senza dubbio al coraggio ed alla determinazione del “ Dutor Urs ”.
L’aereo per Milano Malpensa sta ormai rullando sulla pista, puntuale decolla alle 16.30…
I Partecipanti: Agustoni Marco,Baracchi Flavio,Bärtsch Oscar, Bertarelli Paolo,Bianchetti Nicola,Dux Urs, Foletti Giovanni,Gallo Roberto,Gropetti Renata,Malloupa Tino,Massara Alfonso,Montalbetti Marco, Mohler Roger, Pedrazzi Ettore,Ponti Sandro,Schwarz Urs,Zanotti Mirko,Elio Calcagni,Patrick Calcagni,
Autisti: Bochicchio Giacomo, Gerardi VitoUn forte abbraccio a tutti
Autisti: Bochicchio Giacomo, Gerardi VitoUn forte abbraccio a tutti
il Principe